Il cottage garden che ha ispirato il nome del nostro blog è uno stile di giardinaggio tipicamente britannico, la cui filosofia è anche alla base dei nostri giardini personali (o almeno ci proviamo...).
Oggi vi raccontiamo in breve, senza ovviamente la pretesa di essere esaustive, di cosa si tratta e quali sono le sue origini. Chi volesse approfondire, può sicuramente trovare molti testi sull'argomento. Per avere una panoramica completa dello stile Cottage Garden e moltissimi consigli su come trasformare il proprio giardino, vi consigliamo il libro "The cottage garden" di Christopher Lloyd (non l'attore di Ritorno al futuro!).
E' un volume edito nel 1990 e disponibile solo in lingua inglese, facilmente acquistabile anche usato online (di recente è stato ristampato ma la nuova edizione è molto più costosa, vi consigliamo caldamente di optare per la seconda mano). Attraverso spiegazioni chiare e magnifiche fotografie, vi accompagnerà passo passo nel mondo del cottage gardening. Alcune immagini di questo post sono tratte proprio da questo libro. Altre invece sono pescate in rete.
Lo stile Cottage Garden prevede design informale, niente geometrie e schemi prefissati, uso di materiali tradizionali come legno o pietra, piante e fiori molto fitti, una mescolanza di piante ornamentali e altre per uso alimentare. Da sempre diffuso nei cottage britannici della working class, dal 1870 ha iniziato ad essere codificato come vero e proprio stile di giardinaggio. Potremmo sintetizzarlo nella definizione di "disordine ordinato".
Di solito il cottage garden non è molto esteso ed è chiuso, magari da una cancellata sormontata da rose rampicanti. Le piante tradizionali sono le rose, appunto, soprattutto le varietà antiche e molto profumate, non rifiorenti, le margherite, le viole, le calendule i lupini e i delphinium.
Lavanda, nasturzi, peonie, ortensie, elleboro possono entrare a buon diritto a far parte di questo stile. Fra i rampicanti, oltre alle immancabili rose e al glicine, non si può non citare la clematis.
Accanto a fiori colorati, non mancano le erbe officinali (salvia e timo soprattutto), gli ortaggi, gli alberi da frutto e magari un alveare e qualche animale da cortile che scorrazza. Fra i rampicanti, oltre alle immancabili rose, non si può non citare la clematis.
Nasce come un giardino che coniuga la bellezza con la praticità e la funzionalità e va pensato per dare il meglio di sè in ogni stagione.
Per gli appassionati, come noi due, di Beatrix Potter: avete presente l'orto del signor McGregor, teatro di tante avventure e tanti guai per il piccolo Peter Coniglio e per suo cugino Benjamin? Ebbene, quello è un ottimo esempio di cottage garden, con i fiori che vanno a braccetto con erbe ed ortaggi. Infatti, in lingua originale, viene definito "Mr McGregor's Garden", non a caso.
A presto per un altro viaggio nel mondo del gardening!
Valeria
domenica 29 maggio 2016
giovedì 26 maggio 2016
Il roseto del dottore
Tempo fa, un'amica che sa quanto io ami le rose mi ha proposto di andare a visitare il giardino di un conoscente della sua famiglia. Ovviamente ho accettato, entusiasta della possibilità di conoscere un appassionato collezionista come me e di poterne carpire i segreti.
Oggi siamo andate. Ho visitato un luogo da togliere il fiato: una collezione di 200 varietà che circonda una casa costruita nel 1834. Quello che mi è rimasto più nel cuore, però è stato l'incontro con il Dottor Giuseppe Maria Rissone, una di quelle persone che si ascolterebbero per ore e che difficilmente si possono dimenticare.
Il Dottore mi ha accolta in compagnia del suo meraviglioso cane con una grande generosità. Entusiasta di poter raccontare della sua passione nata fin da bambino. Alcune rose della sua mamma sono ancora lì, belle e vigorose, circondate da varietà antiche e moderne: Queen Elizabeth, Monsier Hulot, Tempi Moderni, Gitana, Moscatella, Lea Massari, Crimson Glory, Pierre de Ronsard, Gertrude Jekyll e molte altre.
Camminare nel vialetto adornato da un lungo arco ricoperto da rose splendide, ascoltando come il Dottore ha reperito i vari esemplari, ancora una volta mi ha confermato che amare le rose è una forma di cultura perchè ognuna racchiude una storia che parte nel vivaio di produzione e arriva ad intrecciarsi con quella del collezionista che la vuole nel suo giardino per mille ragioni diverse: il colore, il nome, il profumo...
Passando da una rosa all'altra però, la storia più bella l'ho ascoltata nella splendida piccola cappella privata della casa dove il Dottore mi ha raccontato della sua esperienza come medico di guerra. Ancora oggi, se Medici Senza Frontiere lo chiama, il Dott. Rissone non esista a mettersi in viaggio: l'Africa, quella terribile delle guerra, del Rwuanda, della povertà l'ha visitata diverse volte, occupandosi non solo di curare, ma anche di trasmettere le sue competenze ai medici locali.
Ascoltando storie di morte e dolore, non posso non pensare che quegli occhi buoni devono averne viste di cose terribili, e forse tornare a casa dalle sue rose lo ha aiutato a ritrovare la serenità del quotidiano. E chissà, magari queste rose sono così belle proprio perchè la persona che le cura è un uomo buono, un uomo di pace che sono felice di avere conosciuto e che non potrò mai dimenticare.....
Oggi siamo andate. Ho visitato un luogo da togliere il fiato: una collezione di 200 varietà che circonda una casa costruita nel 1834. Quello che mi è rimasto più nel cuore, però è stato l'incontro con il Dottor Giuseppe Maria Rissone, una di quelle persone che si ascolterebbero per ore e che difficilmente si possono dimenticare.
Camminare nel vialetto adornato da un lungo arco ricoperto da rose splendide, ascoltando come il Dottore ha reperito i vari esemplari, ancora una volta mi ha confermato che amare le rose è una forma di cultura perchè ognuna racchiude una storia che parte nel vivaio di produzione e arriva ad intrecciarsi con quella del collezionista che la vuole nel suo giardino per mille ragioni diverse: il colore, il nome, il profumo...
Ascoltando storie di morte e dolore, non posso non pensare che quegli occhi buoni devono averne viste di cose terribili, e forse tornare a casa dalle sue rose lo ha aiutato a ritrovare la serenità del quotidiano. E chissà, magari queste rose sono così belle proprio perchè la persona che le cura è un uomo buono, un uomo di pace che sono felice di avere conosciuto e che non potrò mai dimenticare.....
S.
sabato 21 maggio 2016
Rose al profumo di tè
Nel nostro blog si scriverà molto di rose perchè è una passione che ci accomuna davvero. La rosa non è solo un fiore stupendo da ammirare, è cultura e storia. Ogni vero appassionato di questo fiore ama documentarsi sulle piante che arricchiscono il suo giardino. I nostri roseti sono in divenire e ve ne racconteremo ogni singola pianta scelta non solo per la sua bellezza, ma anche per la storia che si porta dietro, sia essa antica che moderna.
Il nostro racconto di oggi parte da lontano, vi siete mai chiesti perchè le rose "tea" si chiamino così? E perchè alcune rose antiche siano rifiorenti e altre no? Mettiamoci in viaggio e cerchiamo le risposte.....
Tutto inizia quando a partire dalla fine del XVI secolo, i vascelli delle varie compagnie delle Indie iniziano a solcare i mari verso oriente, portando in Europa meraviglie fino ad allora sconosciute. Nella seconda metà del '700, a bordo dei Tea Clippers (i mercatili della Compagnia delle Indie Britannica) furono trasportate anche alcune varietà di rose che avrebbero radicalmente rivoluzionato il mondo della botanica.
La Cina è sempre stata la terra delle rose e quando Marco Polo e i primi mercanti europei raggiunsero il lontano oriente, i cinesi coltivavano e ibridavano rose già da duemila anni.
E' probabile che alcune rose cinesi fossero già arrivate in Europa prima del '700 in maniera casuale e sporadica, senza però influenzare radicalmente la floricultura locale. Il potenziale di queste specie innovative divenne evidente solo in seguito, quando Linneo classificò la prima cinese rifiorente nel 1752 chiamandola Rosa Indica.
Fu proprio il gene della rifiorenza, fino ad allora sconosciuto nelle varietà botaniche Europee, a rivoluzionare il mondo della coltivazione grazie a quattro esemplari di rose, definite "Stud Chinas" che affascinarono i botanici e gli ibridatori per la loro continua produzione di fiori e per il loro colore innovativo.
Nel 1792 Gilbert Slater introdusse la "Yue Yue Hong", poi ribatezzata Slater's Crimson China. Di colore rosso cremisi viene considerata l'antenata delle nostre rose rosse.
Nello stesso periodo, il diplomatico John Stauton trovò nei vivai di Canton un rifiorentissimo esemplare di colore rosa argentato, in seguito battezzata "Old Blush" (sulla sua rifiorenza sono pronta a testimoniare perchè ce l'ho nel mio roseto ed è una produzione continua di boccioli, S.)
Nel 1809, Sir Abraham Hume importò una pianta rosa pallido, vagamente profumanta di tè, chiamata poi "Hume Blush Tea-Scented China". Josephine Beauharnais, appassionata collezionista di rose di cui torneremo a parlare presto, convinse l'ex marito Napoleone Bonaparte ad interrompere il blocco navale imposto alla Gran Bretagna per far arrivare nel suo roseto della Malmaison un esemplare di questa rosa.
Infine, nel 1824 John Damper Parks portò in Inghilterra l'antenata delle rose gialle oggi molto diffse, la "Yellow Tea- Scented China".
Queste rose furono definite "Tea-Scented", cioè profumate di tè, probabilmente perchè viaggiando nei vascelli accanto alle casse che contenevano le foglie essiccate della pianta del tè (Camellia Sinensis) ne avevano assunto l'aroma Da qui il nome di alcune delle loro discendenti: le rose tea (tè in inglese)
venerdì 20 maggio 2016
Una nuova avventura
Sabrina e Valeria. Chi siamo? Due madri, due prof, due craft blogger, due appassionate di giardinaggio?
Siamo soprattutto due sognatrici, due che vogliono vedere il vero e il bello ovunque, nei fiori, nei libri, nelle nostre case, anche nella nostra valle, la Val Polcevera, sofferente, dimenticata e maltrattata, ma ancora viva e tutta da scoprire.
Dopo una bellissima esperienza insieme a base di rose e tè, di cui vi racconteremo presto, è nata la voglia di proseguire, di continuare a raccontare e raccontarci, di condividere con gli altri il nostro entusiasmo. Ed ecco questo blog, a quattro mani, dove speriamo di raccogliere pensieri, parole, immagini e sensazioni. Perché la bellezza salverà il mondo!
Sabrina & Valeria
Siamo soprattutto due sognatrici, due che vogliono vedere il vero e il bello ovunque, nei fiori, nei libri, nelle nostre case, anche nella nostra valle, la Val Polcevera, sofferente, dimenticata e maltrattata, ma ancora viva e tutta da scoprire.
Dopo una bellissima esperienza insieme a base di rose e tè, di cui vi racconteremo presto, è nata la voglia di proseguire, di continuare a raccontare e raccontarci, di condividere con gli altri il nostro entusiasmo. Ed ecco questo blog, a quattro mani, dove speriamo di raccogliere pensieri, parole, immagini e sensazioni. Perché la bellezza salverà il mondo!
Sabrina & Valeria
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